PERCHE’ SI HA DIFFICOLTA’ A CONTATTARE LO PSICOLOGO?

Ci sono persone che magari seguendo il consiglio di un amico o di un parente non hanno particolari difficoltà a chiedere aiuto ad uno psicologo, ma ce ne sono altre che, nonostante la motivazione e la consapevolezza di aver bisogno di un percorso psicologico, dentro di sé sentono di non riuscire a fissare un appuntamento. Perché succede?

Succede perchè si cerca sempre di superare da soli i propri problemi, rimanendoci però imbrigliati.

Pensare di poter risolvere da soli un problema non fa, però, che allungare la situazione di sofferenza: la mente si difende, vuole dimenticare, non vuole pensarci, ma diventa impossibile vivere come prima, perché non è più come prima.

Ci costruiamo corazze pensando che ci proteggano dall’esterno, da tutto ciò che ci fa paura. Iniziamo a evitare sempre di più situazioni ed eventi, chiudendoci sempre di più in noi stessi, sentendoci poi sempre più soli.

L’aiuto dello psicologo sarebbe molto più utile quando ancora la sofferenza non si è consolidata in modo grave e cronico, intervenendo nella crisi ed evitando di arrivare ad una situazione di disagio intollerabile.

Succede perchè ancora oggi tendiamo a confondere il disagio psicologico con la malattia mentale.

Molte persone credono che rivolgersi ad uno psicologo per una consultazione, un sostegno psicologico o una psicoterapia, sia necessario solo in presenza di gravi psicopatologie.

Si sente dire: “Non sarò così pazzo, debole, malato da dover andare da uno psicologo!”

Questa errata convinzione contribuisce ad alimentare diffidenza e vergogna in coloro che sentono di aver bisogno di un aiuto, e fa sì che si rivolgano ad uno Psicologo dopo mesi o addirittura anni di sofferenza, vissuta in piena solitudine.

Al contrario, ciascuno, nel corso della propria vita, può attraversare un momento di difficoltà, sofferenza, dolore o confusione e ognuno di noi possiede delle risorse che gli consentono di affrontare e superare i momenti difficili della propria vita.

Succede perché per nessuno è facile chiamare per chiedere aiuto.

Spesso si ha paura di parlare al telefono e poi sedersi di fronte ad una persona che, per quanto specialista sia, è pur sempre uno sconosciuto.

Per nessuno è facile chiamare e bussare a quella porta, entrare, conoscere una persona “nuova” e parlare di sé mettendosi in gioco. Si prova vergogna e senso di colpa.

Dietro questa paura c’è spesso l’ansia di essere giudicati, ma è importante ricordare che lo psicologo è un professionista e in quanto tale non emette giudizi ma è pronto a sintonizzarsi con la sofferenza dell’altro per comprendere il suo mondo per poterlo aiutarlo.

Succede perchè si può avere la paura di non trovare la persona giusta capace di poter aiutare.

La scelta della persona a cui porre la propria richiesta di aiuto è molto importante. Investire tempo, denaro e fiducia è un gesto di grande responsabilità che spesso porta con sé notevoli dubbi.

Lo è ancora di più oggi, perché molto più spesso le persone cercano i professionisti di tutte le discipline su Internet. Nell’ambito psicologico, forse maggiormente rispetto alle altre professioni, non conta solo la preparazione, la competenza e l’abilità dello psicologo, ma anche la sua personalità, sensibilità, capacità empatica e, soprattutto, il rispetto con il quale accoglie la persona in difficoltà.

Personalmente sono sempre molto disponibile ad una consulenza telefonica che permetta alla persona di conoscermi e avere da me tutte le informazioni preliminari all’avvio di un primo colloquio.

Se la persona si sente accolta già dal contatto telefonico può decidere di chiedere un primo colloquio, nel quale avrà la possibilità di conoscermi meglio e capire se vuole proseguire nei successivi colloqui.

Succede perchè si ha la paura che il percorso duri molto tempo.

Lo stereotipo ancora presente e diffuso porta molte persone a credere che la terapia sia sempre lunghissima.

Questo è uno dei motivi per cui alcuni decidono di non iniziarla, spaventati dall’idea di doversi impegnare per molti anni.

E’ difficile sfatare questo mito, perché all’inizio di un percorso non è semplice prevedere la durata, poiché su di essa incidono diversi fattori quali ad esempio la complessità del problema, la capacità, la motivazione della persona a lavorare su se stesso, il tipo di obiettivo che egli si pone rispetto al cambiamento e il livello di intesa e cooperazione che terapeuta e paziente riescono a raggiungere.

Personalmente concordo sempre con il paziente gli obiettivi terapeutici e un progetto di massima, specificando l’impossibilità di prevedere la durata effettiva della terapia, ma ricordando che sarà opportuno fermarsi a fare il punto della situazione e cambiare rotta se quella intrapresa non la si sente andar bene per sé.

Così insieme si potrà cambiare obiettivo, sceglierne uno più adatto oppure si potrà interrompere la terapia e, una volta interrotta, la si potrà anche riprendere. Le possibilità sono molteplici, da esplorare e valutare. E’ chiaro che un percorso terapeutico è un impegno, un impegno economico ed emotivo ed è un percorso di conoscenza serio e profondo.

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